STAR WARS È MORTO CON LUKE SKYWALKER

1 novembre 2018

Molti mi hanno chiesto una recensione dell’ultima puntata della saga

Ebbene, alla fine l’ho visto. E ci sono andato con la spada laser in mano, tra l’invidia dei bambini e i woooow degli adulti. Ho persino prenotato la poltrona VIP, per godermi lo spettacolo con tutta l’attenzione possibile.

Primo tempo: noia mortale. Secondo tempo: molta adrenalina e qualche ottimo spunto. Ma alla fine ciò che ho visto non è più Star Wars, ma un’accozzaglia di oggetti che provengono da quel mondo, ma che sono improvvisamente finiti in un altro universo.
Sì, ciò che il regista probabilmente non ha compreso è che Star Wars - come del resto il Signore degli Anelli - non è una serie di personaggi o una storia di guerre spaziali in un ipotetico futuro, ma un mondo “altro” e a suo modo “reale”. Con le sue leggi, che vanno rispettate! Certo, tutto nella fantasia, ma anche la fantasia ha le sue regole ferree. Se nella storia di Biancaneve, improvvisamente la regina si trasformasse in Harry Potter che sparisce, non sarebbe solo un errore di favola, ma una distruzione delle leggi delle storie. Persino i bambini ti rimproverebbero dicendo: ma no... non è possibile!
Star Wars ultimo episodio è pieno di simili idiozie: Luke psicopatico e contraddittorio, che nella lotta col cattivo prima ha un corpo reale e poi alla fine, quando gli fa comodo, diventa solo un sogno. Il cattivo che distrugge il casco dell’episodio precedente, che prima ci crede e poi non più. Rey che va ad imparare a diventare Jedi da un Luke depresso e se ne va improvvisamente super addestrata... e via di seguito.
Dove è finita la saggezza Jedi di Yoda? Dove l’addestramento di Luke? Persino il perfido Snoke muore con una cavolata di svista.
Insomma, una trama improbabile, perfino nella fantascienza. Nei mondi inventati da Tolkien o da Lucas tutto è coerente, sensato, consequenziale. Ogni cosa ha una genealogia e una storia che diletta gli appassionati e li scatena in ricerche filologiche. Qui no. Siamo ai livelli di balle spaziali o poco più, per giunta in versione vintage.
Unica citazione degna di nota, una frase della brava cinesina che salva l’eroe nero e che si innamora di lui, alludendo ad uno spazio multi etnico e multi color. Lei dice: «Non ci salveremo combattendo chi ci odia, ma proteggendo chi amiamo».
«Non ci salveremo combattendo chi ci odia, ma proteggendo chi amiamo»
È la descrizione della mia situazione attuale. Ne valeva la pena, se non altro per udire questa frase. Degna di un Jedi.

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Quando eravamo piccoli, la casa era vicina e fuori era tutto lontano. La prova? Non uscivamo mai senza il mitico gettone di bronzo (o ultimamente la scheda logora) per telefonare a casa in caso di necessità. Insomma, fuori si era sempre "lontani", in territorio nemico, potenzialmente pericoloso, avventuroso. Ora che abbiamo il cellulare in tasca, non esiste più questo problema: ovunque siamo raggiungibili e in un secondo sentiamo la voce dei cari come fossero lì. Se ci perdiamo c'è il navigatore incorporato e tutto sommato uscire di casa non è poi una grande avventura. Risultato? lo spazio è divenuto tutto uguale. Ma quando uno spazio è tutto uguale, significa che non è più spazio. Ecco, allora, che ci è venuto in soccorso il "tempo". Anche questo è accellerato! Una volta quando si andava via di casa, si rimaneva in pensiero. Se si tornava tardi, trovavi un genitore in apprensione. Certo, ci si giustificava che mica dappertutto si poteva telefonare... Oggi, invece, se l'amico non ci risponde alla mail entro qualche minuto, gli mandiamo un sms: l'hai vista? Perché non rispondi? E così abbiamo accelerato anche il tempo. Dobbiamo riappropriarci dello spazio Iniziamo dallo spazio. Come riappropriarci di questo senso di lontananza, di movimento, che abbiamo perso? Se vuoi capire a cosa alludo, basta che pensi all'ultima volta che ti sei dimenticato a casa lo smartphone. Non sei entrato nel panico? Non ti sei sentito improvvisamente in pericolo? Ebbene, come usare lo smartphone nello spazio? Tre suggerimenti: La prima cosa è accordarsi con chi vivi che per tot ore non ci sentiamo. Non perché sia successo qualcosa. Non perché non ci si voglia bene. Ma semplicemente perché siamo distanti fisicamente. Vi assicuro che la distanza fisica rende l'incontro successivo ancora più emozionante ed atteso. Il secondo suggerimento è quello di attivare la funzione "trova amici" (per IOS) o equivalenti. Permette di sapere in tempo reale dove si trova la persona amata. Così cessa ogni preoccupazione e ci sente improvvisamente liberi di non sentirsi e di non cercarsi. Terzo e ultimo: facciamo qualche azione nella giornata lasciando a casa il nostro smartphone: una breve passeggiata, portare la spazzatura nell'isolato vicino, andare a fare una piccola commissione. Ti assicuro che i contatti umani che ne ottieni in quel breve lasso di tempo fanno veramente la differenza. Cominci a guardare le persone con occhi diversi, meno distratti. Funziona! Perché tutto questo? Credo che la grande rivoluzione che stiamo vivendo (e di cui sto fornendo qualche piccolo contributo con il mio podcast La mia vita spaziale), ci obblighi ad un surplus di pensiero e di coscientizzazione. Altrimenti, senza che ne accorgiamo, siamo noi a cambiare dentro. E forse questo non ci farà molto piacere tra qualche tempo, quando ci accorgeremo di non saper più distinguere spazio da spazio. #filosofodigitale
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