Non è un problema di censura

11 gennaio 2021

L’acceso dibattito sui social di questi giorni manca il bersaglio

La censura sui social è un diritto fondamentale della democrazia. Ma il problema non è questo... Qui sopra un'immagine tratta dal film "1984".



Poniamo che un gruppo di criminali, o di nazisti, o di gente che crede nella necessità della pedofilia si coalizzasse su qualche piattaforma social per esprimere le proprie idee e cercasse proprio lì di convincere altri. Non sarebbe giusto e, anzi, doveroso, bannarli definitivamente? Riterremmo questo un attentato alla democrazia?


Il dibattito di questi giorni accesosi dopo che Twitter ha censurato Trump si è incagliato su queste e simili domande, cioè fin dove la libertà di pensiero avrebbe, popperianamente, essa stessa necessità di un limite.


Interpellato in questi giorni da molti su questi temi, da parte mia dico con forza: ebbene, sono favorevole a questo tipo di censura. Chi proclama il male assoluto non dovrebbe avere diritto di parola.


Resterebbe tutt’al più la questione di chi sia deputato a decidere il punto dopo il quale si può parlare di pericolo sociale o di male assoluto. Molte sono le opinioni, ma ad una qualche visione comune minimale ci si può arrivare.

Probabilmente dovrebbe arrivarci un Governo che si sottomette ad una visione morale. Forse, non dei privati imprenditori della Silicon Valley.


Ma non è questo il punto.


La vera minaccia ad ogni democrazia non è la censura, ma l’opinione pubblica.

Gli innocenti ebrei furono infatti mandati ad Auschwitz, solo dopo che per mesi e anni qualcuno convinse il popolo tedesco che proprio loro, i Giudei, erano una minaccia per la Nazione. Come? Con gli articoli di giornale, con la propaganda, con la pubblica opinione, che convinse tutti che gli ebrei era gente pericolosa. E così, quando il regime nazista decise la loro soppressione, molti applaudirono e tutto l’apparato statale di fatto fu connivente.


Ai nostri giorni sta avvenendo la stessa cosa. 72 milioni di americani hanno votato un presidente e di colpo questi sono diventati tutti “nazisti”, “violenti”, negazionisti”, “fanatici”, pericolosi e via di seguito.

Gente così deve solo essere zittita.


La loro tesi che ci siano stati brogli nelle elezioni è una denuncia grave. Ma siccome proviene da gente simile, allora è falsa. E se veramente un presidente si fosse auto-eletto con inganni e frodi? Non sarebbe ancor più grave?


E così, una volta che hai convito che “tutti” sono dei fanatici (dentro alla Casa Bianca ce n’erano certamente molti, ma molti rimasti fuori erano persone normalissime andate là solo a manifestare), gioco forza “tutti” diventano un pericolo da cui difendersi. E la censura verso di loro è solo l’ultimo doveroso atto. Il passo successivo è la persecuzione politica, poi quella giudiziaria e poi... lo stiamo udendo ascoltando i social.


Peccato che siano proprio queste generalizzazioni la vera minaccia alla democrazia. Vuoi liberarti del nemico politico? Tutti i suoi elettori sono feccia, ignoranti, popolo stupido che non comprende.


I social, però, erano nati nella cultura anarchica e acida di ragazzi nerd che volevano liberarsi dal dominio dei gestori del potere, dal circolo dei potenti che impone le regole: loro hanno inventato un mezzo democratico (direi persino anarchico) per dare la parola a tutti senza censure.

Peccato che gli stessi si siano arricchiti, che siano stati cercati dai soliti poteri forti, e che si siano lasciati infinocchiare proprio da quelli da cui scappavano.


È la gente ora che scappa da loro, ma a mio avviso purtroppo non ci riuscirà. Infatti, in questi anni hanno lavorato per renderci tutti dipendenti dai messaggini di Whatsapp.

E così, voglia o non voglia, vincerà Biden, Trump e famiglia forse andranno in prigione e i suoi sostenitori saranno banditi dalla società delle persone per bene.


Sì, siamo nel 1984. In pieno.


Vi consiglio di leggerlo, prima che lo ritirino da Amazon.


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Quando eravamo piccoli, la casa era vicina e fuori era tutto lontano. La prova? Non uscivamo mai senza il mitico gettone di bronzo (o ultimamente la scheda logora) per telefonare a casa in caso di necessità. Insomma, fuori si era sempre "lontani", in territorio nemico, potenzialmente pericoloso, avventuroso. Ora che abbiamo il cellulare in tasca, non esiste più questo problema: ovunque siamo raggiungibili e in un secondo sentiamo la voce dei cari come fossero lì. Se ci perdiamo c'è il navigatore incorporato e tutto sommato uscire di casa non è poi una grande avventura. Risultato? lo spazio è divenuto tutto uguale. Ma quando uno spazio è tutto uguale, significa che non è più spazio. Ecco, allora, che ci è venuto in soccorso il "tempo". Anche questo è accellerato! Una volta quando si andava via di casa, si rimaneva in pensiero. Se si tornava tardi, trovavi un genitore in apprensione. Certo, ci si giustificava che mica dappertutto si poteva telefonare... Oggi, invece, se l'amico non ci risponde alla mail entro qualche minuto, gli mandiamo un sms: l'hai vista? Perché non rispondi? E così abbiamo accelerato anche il tempo. Dobbiamo riappropriarci dello spazio Iniziamo dallo spazio. Come riappropriarci di questo senso di lontananza, di movimento, che abbiamo perso? Se vuoi capire a cosa alludo, basta che pensi all'ultima volta che ti sei dimenticato a casa lo smartphone. Non sei entrato nel panico? Non ti sei sentito improvvisamente in pericolo? Ebbene, come usare lo smartphone nello spazio? Tre suggerimenti: La prima cosa è accordarsi con chi vivi che per tot ore non ci sentiamo. Non perché sia successo qualcosa. Non perché non ci si voglia bene. Ma semplicemente perché siamo distanti fisicamente. Vi assicuro che la distanza fisica rende l'incontro successivo ancora più emozionante ed atteso. Il secondo suggerimento è quello di attivare la funzione "trova amici" (per IOS) o equivalenti. Permette di sapere in tempo reale dove si trova la persona amata. Così cessa ogni preoccupazione e ci sente improvvisamente liberi di non sentirsi e di non cercarsi. Terzo e ultimo: facciamo qualche azione nella giornata lasciando a casa il nostro smartphone: una breve passeggiata, portare la spazzatura nell'isolato vicino, andare a fare una piccola commissione. Ti assicuro che i contatti umani che ne ottieni in quel breve lasso di tempo fanno veramente la differenza. Cominci a guardare le persone con occhi diversi, meno distratti. Funziona! Perché tutto questo? Credo che la grande rivoluzione che stiamo vivendo (e di cui sto fornendo qualche piccolo contributo con il mio podcast La mia vita spaziale), ci obblighi ad un surplus di pensiero e di coscientizzazione. Altrimenti, senza che ne accorgiamo, siamo noi a cambiare dentro. E forse questo non ci farà molto piacere tra qualche tempo, quando ci accorgeremo di non saper più distinguere spazio da spazio. #filosofodigitale
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