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ABCOMUNICA

Rivolta morale: ultimo treno

apr 19, 2020

Alcune riflessioni sulla comunicazione al tempo del Covid19

Dobbiamo alla Cina questa terribile bomba atomica invisibile?

È sempre un problema di comunicazione

Un amico mi ha inviato in questi giorni un video virale  (guarda qui) che mostra le “Paperissima” avvenute in giro per il mondo nelle liturgie pasquali trasmesse in streaming per i fedeli delle loro parrocchie.
Il video in questione non mi ha fatto sorridere, ma, al contrario, mi ha desolatamente rattristato per la pena di vedere il livello sconcertante in cui è giunta la Chiesa Cattolica mondiale in questa fase storica.
Dal punto di vista della comunicazione, ambito in cui mi pongo, siamo ad un disastro culturale non più rimediabile.
Non parlo qui dei sempre più frequenti abusi a cui i fedeli in quarantena mondiale possono assistere, se malauguratamente cercano qualcosa di spirituale in rete, ma voglio porre l’attenzione su una situazione molto più profonda.
È evidente a tutti il silenzio di molti riguardo a questa crisi mondiale dovuta alla bomba atomica, sganciata probabilmente dal comunismo cinese, che sta mietendo sofferenze e vittime in tutto il pianeta, esclusi solo i ghiacci dell’Antartide.
Di fronte a questa crisi, la comunicazione mondiale sta mostrando la gabbia che il potere economico mondiale le sta imponendo:
  • i giornalisti temono di perdere il loro precario lavoro e raramente indagano sulle vere cause di questo virus troppo potente per avere origini prettamente naturali; perché non denunciano?
  • la Chiesa ammutolita lascia parlare solo il suo capo che cita medici, lavoro, immigrati, salute pubblica, notizie quotidiane, il tutto ammantato di una vago deismo, ma che sembra non mostrare alcuna fede in un Dio risorto dalla morte; perché non s’inginocchia mai davanti al Sacramento che ne condensa la realtà e non indica che solo Dio è la risposta alla crisi?
  • la televisione di regime propina ogni giorno un balletto di opinioni palesemente contraddittorie e di dati inutili e mai interpretati, per confondere la gente e spingerla così ad attaccarsi all’autorità governante con cieca obbedienza; perché nessuno protesta l’incompetenza dei governanti?
  • pseudo esperte alla ribalta mediatica pontificano come sacerdotesse di una scienza infallibile, mentre essa stessa è annientata dai fatti e alla fine non sa più cosa dire, se non di applicare gli stessi strumenti del 1200 (isolamento, lazzaretti, lavarsi le mani); perché nessuno evidenzia i suoi limiti?
  • infine, la gente impaurita sta in casa a scambiarsi minchiate social e non si accorge che il mondo non sarà più quello di prima; perché nessuno dice loro che il milanese imbruttito ha finito di fregarsene degli altri?

Potrei continuare ancora, ma voglio arrivare al dunque: faccio una proposta.
Credo che l’unico ente mondiale che possa ancora dire qualcosa sia quello che rappresenta il cristianesimo: non solo per i credenti, ma per tutti. È per questo che anche la stampa laica segue ultimamente le banalità del Papa ogni giorno, sperando sempre di udire qualcosa che ci faccia capire. E il Papa per definizione dovrebbe essere uno che dice qualcosa sul cristianesimo.
Ecco la mia proposta: una rivolta morale da parte di chi si sente preso in giro. Diciamo basta.
Sì. Basta a questa sciatteria. Basta a queste banalità. Basta a questa presa per i fondelli.
Non serve spegnere la televisione. Non serve fare rivolte. Non serve rifugiarsi in ghetti di gente che la pensa come noi.
Basta solo dire NO dentro di sè. Il cristianesimo, quello vero, ci ha sempre insegnato che l’inizio della dissoluzione è quando si comincia a confondere le acque: quando si inizia a chiamare bene ciò che non lo è. Quando ci si giustifica.
Basta dire un no deciso a questa pseudo Chiesa. A questa disinformazione di regime. A questi leader incapaci e complici.
Questo è più che sufficiente. E, ne sono certo, è un’arma fortissima. 
E poi che succederà? 
Il mondo cambia tramite la comunicazione. Ricordiamoci del cristianesimo, prima agenzia vincente di marketing moderno: chi ha detto di no al mondo di allora lo ha cambiato, solamente aiutando ogni singolo a dire dentro il cuore: no.
Ogni no, è in realtà un sì a ben altro. Ma solo chi dice no, sa anche dire sì. Chi dice sì a tutto, non lo sta dicendo a nulla.

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Quando eravamo piccoli, la casa era vicina e fuori era tutto lontano. La prova? Non uscivamo mai senza il mitico gettone di bronzo (o ultimamente la scheda logora) per telefonare a casa in caso di necessità. Insomma, fuori si era sempre "lontani", in territorio nemico, potenzialmente pericoloso, avventuroso. Ora che abbiamo il cellulare in tasca, non esiste più questo problema: ovunque siamo raggiungibili e in un secondo sentiamo la voce dei cari come fossero lì. Se ci perdiamo c'è il navigatore incorporato e tutto sommato uscire di casa non è poi una grande avventura. Risultato? lo spazio è divenuto tutto uguale. Ma quando uno spazio è tutto uguale, significa che non è più spazio. Ecco, allora, che ci è venuto in soccorso il "tempo". Anche questo è accellerato! Una volta quando si andava via di casa, si rimaneva in pensiero. Se si tornava tardi, trovavi un genitore in apprensione. Certo, ci si giustificava che mica dappertutto si poteva telefonare... Oggi, invece, se l'amico non ci risponde alla mail entro qualche minuto, gli mandiamo un sms: l'hai vista? Perché non rispondi? E così abbiamo accelerato anche il tempo. Dobbiamo riappropriarci dello spazio Iniziamo dallo spazio. Come riappropriarci di questo senso di lontananza, di movimento, che abbiamo perso? Se vuoi capire a cosa alludo, basta che pensi all'ultima volta che ti sei dimenticato a casa lo smartphone. Non sei entrato nel panico? Non ti sei sentito improvvisamente in pericolo? Ebbene, come usare lo smartphone nello spazio? Tre suggerimenti: La prima cosa è accordarsi con chi vivi che per tot ore non ci sentiamo. Non perché sia successo qualcosa. Non perché non ci si voglia bene. Ma semplicemente perché siamo distanti fisicamente. Vi assicuro che la distanza fisica rende l'incontro successivo ancora più emozionante ed atteso. Il secondo suggerimento è quello di attivare la funzione "trova amici" (per IOS) o equivalenti. Permette di sapere in tempo reale dove si trova la persona amata. Così cessa ogni preoccupazione e ci sente improvvisamente liberi di non sentirsi e di non cercarsi. Terzo e ultimo: facciamo qualche azione nella giornata lasciando a casa il nostro smartphone: una breve passeggiata, portare la spazzatura nell'isolato vicino, andare a fare una piccola commissione. Ti assicuro che i contatti umani che ne ottieni in quel breve lasso di tempo fanno veramente la differenza. Cominci a guardare le persone con occhi diversi, meno distratti. Funziona! Perché tutto questo? Credo che la grande rivoluzione che stiamo vivendo (e di cui sto fornendo qualche piccolo contributo con il mio podcast La mia vita spaziale), ci obblighi ad un surplus di pensiero e di coscientizzazione. Altrimenti, senza che ne accorgiamo, siamo noi a cambiare dentro. E forse questo non ci farà molto piacere tra qualche tempo, quando ci accorgeremo di non saper più distinguere spazio da spazio. #filosofodigitale
Autore: Andrea Brugnoli 31 ago, 2018
Ebbene sì. Esiste davvero la filosofia digitale. Perché esistiamo noi in questo mondo e il mondo è diventato tutto ad un tratto digitale. Tutto è digitale Ormai il digitale ci pervade ovunque: i panorami vengono immortalati con gli smartphone che trasformano l'analogico cielo azzurro in miriadi di tonalità di blu discrete. Quindi, in tonalità ripetibili sui nostri innumerevoli schermi. Chi guarda più il cielo senza vederlo come da un telefonino? Ormai i nostri occhi si sono abituati allo sguardo 16:9! Anche l'orecchio non distingue più l'analogico dal digitale, tanto si assomigliano. I suoni che provengono da un viso pieno di espressioni (non emoji!), sono digitalizzati e trasmessi via etere (in realtà è tutto elettricità) ad apparecchi meccanici che ritrasformano i byte in movimenti di una piccola membrana che cerca di imitare il suono analogico. Tutto in un istante e con il nostro telefonino! Questo trasforma il nostro modo di vedere il mondo La filosofia digitale è quella parte di filosofia che studia questo impatto, appunto digitalizzando, cioè separando in piccolissimi byte (0-1) il reale che ci circonda. È un metodo che ha portato incredibili vantaggi dal punto di vista tecnico (e non solo) e che non è stato utilizzato quasi mai, invece, in filosofia. Il mondo decostruito e ricostruito è replicabile, utilizzabile, potenziato. Ma che legami ha con il nostro mondo reale? E non sono reali anche Internet, i Social, i nostri schermi, le relazioni che si fanno e si disfano in rete? Un blog per tutto questo Sì, ho deciso di rompere gli indugi e di pubblicare un blog dedicato al tema, perché la questione è fondamentale per la vita di milioni di uomini e donne che convivono senza troppo pensarci su con la tecnologia. Da una parte sono diffidenti, dall'altra la usano per cose basilari senza impicciarsi di come, in realtà, questa abbia un effetto spropositato nella nostra vita. Ho pubblicato un Podcast che ti invito a seguire: lo vedi nel link sopra. Si chiama " La mia vita spaziale ", perché vorrebbe aiutarti a fare della tecnologia più avanzata il pane quotidiano nelle azioni normali di tutti i giorni. Al lavoro e in casa. In famiglia e nelle proprie relazioni. Ti invito ad ascoltarlo, ad iscriverti e lasciarmi i tuoi suggerimenti e commenti. Dunque... partiamo!
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