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ABCOMUNICA

Chiesa e marketing: ancora un autogol

set 03, 2020

L'influencer di oggi che propone la vita monastica di una volta

La sala da pranzo dell'hotel Eremito proposto da Giulia Valentina

Giulia Valentina, per chi non la conosce, è una influencer italiana, originaria di Torino, che ha sviluppato una strategia social tutto sommato banale, con tanto di descrizioni dei suoi viaggi e del suo stile di vita, con gli immancabili due cagnolini al seguito, ecc... Il suo profilo Instagram è tuttavia molto seguito perché Giulia insegna i phrasal verbs dell’inglese parlato, commentati nelle sue stories in modo ironico e geniale.


Mi sono imbattuto nel suo profilo perché con una serie innumerevole di piccole stories, Giulia è andata in un hotel molto particolare. Si chiama Eremito e si trova nelle bellissime terre di San Francesco.


Come dice il nome, quest’hotel era infatti un monastero, con cellette spoglie, statua di santo all’ingresso e campana sul portone al posto del campanello.

Questo edificio che una volta fu sacro, l’ha acquistato un ricco signore, che lo ha trasformato in un hotel alternativo, lasciando intatta la sua struttura originaria.


L’hotel si propone ai “Solo-Travel”, quindi a chi viaggia senza compagnia. Del resto c’è spazio nelle celle solo per un letto da una piazza e mezzo e anche due fidanzati si troverebbero un po’ strettini.

La cosa interessante per noi è che tutto l’hotel è stato pensato come un’esperienza di digital-detox, ossia come un modo per staccarsi dal dominio dei social.

Lì lo smartphone prende poco, ma ciascuno si deve regolare da sè per lasciarlo spento, se vuole vivere appieno l’esperienza.


Ciò che affascina i visitatori è il clima che si respira: dappertutto si sente in sottofondo il canto gregoriano; ci sono cuscini ovunque e libri, dove ciascuno può ricavarsi lo spazio di silenzio per meditare. Esiste persino una vasca jacuzzi e un bagno turco.

Alla sera si accende il falò e con delle sdraio si socializza con gli altri ospiti sorseggiando tisane alle erbe.

Giulia Valentina ne parla con l’entusiasmo alle stelle: racconta, udite udite, che a cena si sta in silenzio... nessuno parla mentre mangia e questo creerebbe, così dice, un’esperienza fantastica.


Ebbene: chi è mai stato in un monastero vero, sa che queste cose la Chiesa le ha proposte da millenni a qualsiasi visitatore, sia uomo che donna, in tempi dove solo ai ricchi era permesso godere di accoglienze simili.


I monasteri di Occidente e Oriente offrivano il detox a tutti, con accoglienza degna di un principe anche ai visitatori senza soldi. Ogni soldato o contadino, lasciava fuori il suo mondo e si godeva qualche giorno di vera pace. Di detox diremmo oggi.


Com’è allora che una influencer nel 2020 scopre l’acqua calda e ne diffonde il messaggio, al punto che ora l’hotel Eremito, se vuoi prenotare una stanza, non ha più posti liberi fino al 2021?

La Chiesa ancora una volta non solo non ha saputo comunicare anche questo messaggio che aveva nel suo scrigno, ma ha disastrosamente creduto, in questi anni, di dover aggiornare quella proposta con contenuti che riteneva più moderni e più appetibili.

Peccato che oggi tutti cercano proprio quello schema di vita che lei conservava un tempo.

Cena in silenzio? Vetustità medievale.

Canto gregoriano? Meglio il canto di uccelli in mp3 o una musica new-age da Spa di un hotel a tre stelle.

Cella singola? Meglio le camere da sposi nella nuova foresteria con arredamento moderno, armadio e acqua calda.

Insomma, se perfino Giulia apprezza la quiete e l’essenzialità monastica, benché rivisitata e laicizzata in quel modo, forse c’è un immenso pubblico disposto persino a pagare per avere quel che la Chiesa aveva già pronto.


Forse occorrerebbe ascoltare di più la domanda del mondo moderno e non pensare di sapere già la risposta in base al nostro prodotto già confezionato e bell’e pronto.

Riformulare la proposta in base alle vere domande dei clienti è uno dei principi centrali del marketing. La Chiesa lo aveva già sempre fatto fino agli anni ‘60. Poi ha deciso che il suo contenuto non andava più bene e ha deciso di venderlo al mondo pagano. In mano agli imprenditori, l’eremitaggio è diventato così addirittura un mito, un “Ere-mito”.

Ancora una volta, la Chiesa avrebbe bisogno di marketing. Ma proprio tanto.


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Quando eravamo piccoli, la casa era vicina e fuori era tutto lontano. La prova? Non uscivamo mai senza il mitico gettone di bronzo (o ultimamente la scheda logora) per telefonare a casa in caso di necessità. Insomma, fuori si era sempre "lontani", in territorio nemico, potenzialmente pericoloso, avventuroso. Ora che abbiamo il cellulare in tasca, non esiste più questo problema: ovunque siamo raggiungibili e in un secondo sentiamo la voce dei cari come fossero lì. Se ci perdiamo c'è il navigatore incorporato e tutto sommato uscire di casa non è poi una grande avventura. Risultato? lo spazio è divenuto tutto uguale. Ma quando uno spazio è tutto uguale, significa che non è più spazio. Ecco, allora, che ci è venuto in soccorso il "tempo". Anche questo è accellerato! Una volta quando si andava via di casa, si rimaneva in pensiero. Se si tornava tardi, trovavi un genitore in apprensione. Certo, ci si giustificava che mica dappertutto si poteva telefonare... Oggi, invece, se l'amico non ci risponde alla mail entro qualche minuto, gli mandiamo un sms: l'hai vista? Perché non rispondi? E così abbiamo accelerato anche il tempo. Dobbiamo riappropriarci dello spazio Iniziamo dallo spazio. Come riappropriarci di questo senso di lontananza, di movimento, che abbiamo perso? Se vuoi capire a cosa alludo, basta che pensi all'ultima volta che ti sei dimenticato a casa lo smartphone. Non sei entrato nel panico? Non ti sei sentito improvvisamente in pericolo? Ebbene, come usare lo smartphone nello spazio? Tre suggerimenti: La prima cosa è accordarsi con chi vivi che per tot ore non ci sentiamo. Non perché sia successo qualcosa. Non perché non ci si voglia bene. Ma semplicemente perché siamo distanti fisicamente. Vi assicuro che la distanza fisica rende l'incontro successivo ancora più emozionante ed atteso. Il secondo suggerimento è quello di attivare la funzione "trova amici" (per IOS) o equivalenti. Permette di sapere in tempo reale dove si trova la persona amata. Così cessa ogni preoccupazione e ci sente improvvisamente liberi di non sentirsi e di non cercarsi. Terzo e ultimo: facciamo qualche azione nella giornata lasciando a casa il nostro smartphone: una breve passeggiata, portare la spazzatura nell'isolato vicino, andare a fare una piccola commissione. Ti assicuro che i contatti umani che ne ottieni in quel breve lasso di tempo fanno veramente la differenza. Cominci a guardare le persone con occhi diversi, meno distratti. Funziona! Perché tutto questo? Credo che la grande rivoluzione che stiamo vivendo (e di cui sto fornendo qualche piccolo contributo con il mio podcast La mia vita spaziale), ci obblighi ad un surplus di pensiero e di coscientizzazione. Altrimenti, senza che ne accorgiamo, siamo noi a cambiare dentro. E forse questo non ci farà molto piacere tra qualche tempo, quando ci accorgeremo di non saper più distinguere spazio da spazio. #filosofodigitale
Autore: Andrea Brugnoli 31 ago, 2018
Ebbene sì. Esiste davvero la filosofia digitale. Perché esistiamo noi in questo mondo e il mondo è diventato tutto ad un tratto digitale. Tutto è digitale Ormai il digitale ci pervade ovunque: i panorami vengono immortalati con gli smartphone che trasformano l'analogico cielo azzurro in miriadi di tonalità di blu discrete. Quindi, in tonalità ripetibili sui nostri innumerevoli schermi. Chi guarda più il cielo senza vederlo come da un telefonino? Ormai i nostri occhi si sono abituati allo sguardo 16:9! Anche l'orecchio non distingue più l'analogico dal digitale, tanto si assomigliano. I suoni che provengono da un viso pieno di espressioni (non emoji!), sono digitalizzati e trasmessi via etere (in realtà è tutto elettricità) ad apparecchi meccanici che ritrasformano i byte in movimenti di una piccola membrana che cerca di imitare il suono analogico. Tutto in un istante e con il nostro telefonino! Questo trasforma il nostro modo di vedere il mondo La filosofia digitale è quella parte di filosofia che studia questo impatto, appunto digitalizzando, cioè separando in piccolissimi byte (0-1) il reale che ci circonda. È un metodo che ha portato incredibili vantaggi dal punto di vista tecnico (e non solo) e che non è stato utilizzato quasi mai, invece, in filosofia. Il mondo decostruito e ricostruito è replicabile, utilizzabile, potenziato. Ma che legami ha con il nostro mondo reale? E non sono reali anche Internet, i Social, i nostri schermi, le relazioni che si fanno e si disfano in rete? Un blog per tutto questo Sì, ho deciso di rompere gli indugi e di pubblicare un blog dedicato al tema, perché la questione è fondamentale per la vita di milioni di uomini e donne che convivono senza troppo pensarci su con la tecnologia. Da una parte sono diffidenti, dall'altra la usano per cose basilari senza impicciarsi di come, in realtà, questa abbia un effetto spropositato nella nostra vita. Ho pubblicato un Podcast che ti invito a seguire: lo vedi nel link sopra. Si chiama " La mia vita spaziale ", perché vorrebbe aiutarti a fare della tecnologia più avanzata il pane quotidiano nelle azioni normali di tutti i giorni. Al lavoro e in casa. In famiglia e nelle proprie relazioni. Ti invito ad ascoltarlo, ad iscriverti e lasciarmi i tuoi suggerimenti e commenti. Dunque... partiamo!
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